C’è un momento nella vita di ogni lettore in cui si desidera mettere da parte l’invadenza del rumore quotidiano per rifugiarsi in una storia che sappia scaldare, consolare e far riflettere senza troppi clamori. “Il Gatto dai sette nomi”, il nuovo libro di Federico Santaiti edito da Bur Rizzoli, è proprio quel tipo di lettura. Disponibile dal 27 maggio 2025 in tutte le librerie fisiche e digitali, e già preordinabile online, questo romanzo rappresenta un tuffo nella delicatezza del quotidiano filtrato dallo sguardo magnetico e silenzioso di un gatto nero che – come suggerisce il titolo – vive molteplici vite, cambiando forma, nome e padroni, ma conservando un’unica essenza: quella dell’amore incondizionato e misterioso tipico dei felini.
Federico Santaiti, regista, videomaker e webstar da milioni di click, è noto al grande pubblico come il “Gattaro del web”, un titolo che non è solo un vezzeggiativo ma una vera e propria dichiarazione d’amore verso il mondo felino. Dopo il successo del suo primo libro “Fatti i Gatti tuoi” (2019), Santaiti torna con una nuova storia che non è solo un romanzo, ma un vero viaggio iniziatico nel cuore dell’umano attraverso la lente – affilata e compassionevole – di un gatto nero con un piccolo ciuffo bianco sotto il collo. Un dettaglio non casuale, ispirato alla sua amata gatta Blacky, che entrò nella sua vita nell’estate del 2015 cambiandola per sempre.
Il protagonista del libro è dunque questo misterioso gatto nero che, attraversando sette vite differenti – o, meglio, sette umane esistenze – si trasforma in un simbolo mobile di speranza, cambiamento, rinascita. Ogni volta che compare nella vita di una persona, lo fa in silenzio, senza chiedere nulla, ma con una tempistica sorprendentemente perfetta: arriva quando è più necessario, come una carezza inattesa che sposta il corso degli eventi. Il romanzo segue questa traiettoria felina con delicatezza, tracciando storie che si intrecciano in modo quasi magico e che, nonostante siano apparentemente scollegate, si tengono per mano grazie alla presenza enigmatica di questo piccolo grande animale.
Ciò che colpisce ne “Il Gatto dai sette nomi” è la capacità di Santaiti di trattare temi complessi e universali con uno stile accessibile e profondo al tempo stesso. Si parla di bullismo, di amore ritrovato in età adulta, di crisi identitarie nel mondo del lavoro, di marginalità e sogni infranti, ma anche di vecchiaia e solitudine, tutti raccontati con l’eleganza narrativa tipica di chi osserva il mondo come farebbe un gatto: con attenzione, silenzio e rispetto. L’autore ci ricorda che non è necessario urlare per essere incisivi: spesso sono proprio le presenze più silenziose a lasciarci il segno più profondo.
Il gatto nero di Santaiti non è solo un simbolo narrativo, ma una creatura viva che attraversa le fragilità umane con la leggerezza tipica di chi conosce il dolore ma non si lascia schiacciare da esso. Ed è interessante il punto di partenza che ha ispirato l’autore: l’antico mito delle sette vite dei gatti, rielaborato in chiave narrativa come strumento per aiutare gli altri, piuttosto che per salvarsi. In questo senso, il gatto non è mai spettatore passivo: cresce, cambia, si evolve attraverso ogni incontro. Porta con sé non solo le cicatrici delle persone che incrocia, ma anche le sue. E ci insegna, pagina dopo pagina, che ogni ferita è anche un’apertura verso qualcosa di nuovo.
Santaiti sfrutta la sua popolarità da pet creator – uno tra i più amati d’Italia – per diffondere anche un messaggio culturale e sociale importante: la rivalutazione del gatto nero. Animale troppo spesso vittima di superstizioni e pregiudizi, qui viene presentato per ciò che è davvero: una creatura affettuosa, empatica, capace di cambiare la vita di chi incontra. Una figura totemica che invita a guardare oltre l’apparenza e a lasciarsi guidare dall’intuizione, come solo i veri amanti dei gatti sanno fare.
“Il Gatto dai sette nomi” è quindi molto più di un romanzo: è un manifesto per chi ama i gatti e per chi vuole riscoprire, nelle pieghe del quotidiano, la poesia delle piccole cose. È un libro che abbraccia, consola, accarezza, proprio come farebbe un micio arrampicandosi sulle ginocchia nel momento in cui ne abbiamo più bisogno. Una lettura consigliata non solo ai gattari convinti, ma a chiunque abbia bisogno di una storia che tocchi il cuore con grazia e intelligenza.
Federico Santaiti ha trovato il modo perfetto per raccontare il mistero e la bellezza del legame tra uomo e gatto, trasformando sette vite in sette specchi attraverso cui guardare – forse per la prima volta con occhi nuovi – la nostra. E nel farlo, ha scritto una carezza lunga 200 pagine.
L’articolo “Il Gatto dai sette nomi”: Federico Santaiti e il ritorno del Gattaro del web in un romanzo che accarezza l’anima (e i baffi) proviene da CorriereNerd.it.